La battaglia di Bragalla ▌

La bardatura e l’arnese per andare a Bragalla

Bragalla è in una nicchia sicura, più antica
di tante città europee, famosa un tempo per
la festa dei due mari.
Gli uomini che son costretti a vivere del ricavato
del territorio, in genere sono socievoli, beffardi,
inclini alla permalosità e scansafatiche e donnaioli;
quelli di Bragalla non fanno eccezione.
Le vie di accesso non sono faticose.
Maruzia ha visto le nuvole del senso bragalliano,
il senso di attrazione che ha l’altitudine contenuta,
tanto che si è raccolta sotto e sublimata,
è da questo cingersi tra subligacŭlum e brekë
che ha sentito il momento discendente e ascendente
della panna quando viene versata in un bicchiere
e il cielo così azzurro che la montagna ne ha fatto
una maestra di posta, Brhat, in alto fu così grande
e solido che il dio del vento o l’antilope
che lei era in fuseaux, queste calzebraghe d’armi
coperte dai falsi d’arme della maglia di lana
che arrivano a farle la bardatura sul cavallo
caposaldo difensivo, l’arnese;
o di là Bracu, che essendo palude e pantano,
subliga, come le sue mutande di seta,il luogo sibarita
da dove viene e il luogo della regina zoofila dove va
per la bragallatura, Bhram, che è girare intorno, e che
con le calzebraghe da armare Maruzia va a fare la saracina,
la Giostra di Bragalla, cosa potrebbe fare se non il 66,
l’impalatura, l’imbragallatura, la fregata nel pelo
l’arte poetica del gaudio, Maruzia, l’uranista pescatrice
che con le calzebraghe da armare viene a Bragalla
per passare al suo meridiano in dono con l’allecula
del padre, lì in quel posto a lavorare di culo
nel giorno dell’astrologia e del Calendario,
a Brekëhalla, le mutande della zia paterna,
nelle braghe, il denaro della cinquina, che un po’
è la moneta del re di denari, che è il suo numero 65,
per nome e cognome, un po’ è questo taliano che lo punta
e lo mette nel gioco del diavolo, o è il cannone
il brindellone, l’attrezzo bellico che sta invece
facendo la Battaglia di Bragalla

da V.S.Gaudio | Bragalla © 2009