SARENCO. La capra bollita del villaggio di Shella




La capra bollita del villaggio di Shella
Ho mangiato la vecchia capra bollita,
ho intinto il pane nel brodo scuro
insaporito con pepe, masala ed iliki,
ho scambiato quattro parole in kiswahili
coi vecchi pescatori del Vasco de Gama Pillar,
ho guardato le nuvole basse dell’Oceano,
ho pensato alle chiappe di Fatuma,
mi sono trovato sulla strada del ritorno,
mi è venuta una grande tristezza,
per un attimo ho visto la morte,
ho dato fondo all’ultima vodka
e finalmente ho dormito il sonno del giusto.

1990

ê
1.
SARENCO
POESIE SCELTE
1961-1990

POETRY IS OVER COLLECTION

v In memoria di
Isaia Mabellini,in arte SARENCO
Sarenco, nome d’arte di Isaia Mabellini, è nato a Vobarno,sulle montagne della Vallesabbia, in provincia di Brescia, nel 1945. All’età di sedici anni, nel 1961, scrive la sua prima poesia. Nel 1963 produce la sua prima opera di ‘poesia visiva’. Nel 1965 la sua prima mostra di poesie visive. Dal 1966 ad oggi la sua attività espositiva conta centinaia di mostre nel mondo, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia, una partecipazione alla Documenta di Kassel e una partecipazione alla Biennale di Siviglia. Ha pubblicato una trentina di libri, fondato numerose riviste d’avanguardia (la più famosa delle quali rimane Lotta Poetica). Negli anni ’80 si è trasferito part-time in Kenya, realizzando opere di forte impatto anti-coloniale, in seguito alla sua amicizia e collaborazione con i grandi eroi Mau Mau,sopravvissuti alla mattanza del colonialismo inglese. Rientrato in Italia per problemi di salute, ha costituito con il fratello Oriano la ‘Fondazione Sarenco’ che, tra le altre cose, si occupa del suo lavoro e dell’organizzazione del lavoro di alcuni dei più interessanti artisti africani contemporanei. Attualmente vive e lavora a Salò, sul Lago di Garda, dove si occupa del riordino di tutte le sue numerose pubblicazioni, della conservazione dei suoi cinque film (presenti per ben due volte a Festival Internazionale del Cinema di Venezia) e dei suoi dieci video-film professionali. In Fondazione 107 Sarenco presenta Le carte di Salò, un’unica grande opera composta da 200 collage realizzati nel 2015/2016 durante un periodo di riposo forzato durante il quale l’artista ha ricostruito il suo percorso artistico rielaborando le opere più significative dal 1963 ad oggi attraverso l’esercizio della memoria. L’installazione si sviluppa tracciando una linea continua che seziona lo spazio espositivo tagliandolo in due piani. Al centro della sala esplode Caravanserraglio, una selezione di opere a partire dagli anni ’90 che costruiscono una grande installazione. Scultura, pittura, collage, fotografia e performance sono presenti in un allestimento che evoca il nostro immaginario nel Caravanserraglio, luogo di riposo e di ristoro per i viandanti ma anche territorio di incontro e di scambio. Sculture alte oltre 4 metri laccate di bianco raffigurano i ritratti giovanili dei poeti amati da Sarenco, i ‘veri giganti’ della cultura del XX secolo: Marinetti, Apollinaire, Tzara, Breton così come grandi dipinti su corteccia realizzati in Africa: superfici su cui parola ed immagine si integrano, sovrappongono e talvolta contrastano in un gioco in cui la traccia è la storia poetica dell’artista, o quadri con le ceramiche di Siviglia realizzate in occasione della Biennale, con il materiale tipico utilizzato dagli artigiani di questa città. Con Il Poeta è nudo, installazione a terra disposta a tappeto, attraverso la provocazione (Aiutate l’arte, grazie per l’offerta), Sarenco testimonia il ruolo del poeta contemporaneo, ultimo anello di un sistema economico indifferente alla sopravvivenza della “vera” cultura, quella dei “no-man” (i poeti, gli artisti non ufficiali, ecc.). Un‘installazione di pali funerari Giriama (una tribù della costa del Kenya), ognuno dedicato a un poeta morto, quelli che hanno fortemente influenzato la sua vita di poeta e, nel caso dei poeti contemporanei, i compagni di viaggio che hanno condiviso con lui la gioia e il peso di essere ‘poeti’. 14 lavagnette scolastiche organizzate come una Via Crucis o le sculture di un’installazione di donne della tribù Maasai del Kenya, che cantano contro lo stupro durante la lotta di indipendenza organizzata dai Mau Mau del Monte Kenya contro i colonizzatori o i 3 Black Voyeurs, installazione scultorea in cui gli africani prendono coscienza della loro identità vitale e culturale diventando ‘personaggi pubblici’. Chiude questa rassegna antologica la rielaborazione del portale di Aushwitz di cui Sarenco ha modificato la famosa scritta sostituendo la parola ARBEIT (“lavoro”) con la parola GEDICHT (“poesia). In una sala a parte sarà esposto African Dada, in occasione del centenario dalla nascita del movimento Dada (1916) sarà presentata un’importante opera composta da 42 tavole e 1 scultura raffigurante il dittatore Amin Dada secondo una teoria che sostiene che i tre grandi movimenti artistico-culturali delle avanguardie storiche del Novecento (Futurismo, Dada, Surrealismo) abbiano radici profonde nell’humus dell’Africa Nera. 
Il catalogo dell’ultima grande Mostra di Sarenco: alla Fondazione 107 di Torino, tra maggio e luglio 2016, con testi di Achille Bonito Oliva, Enrico Mascelloni, Sarenco, V.S.Gaudio.