E' la Farfalla di Trat l'oggetto "a" di Luciano Troisio?

Luciano Troisio
LA FARFALLA DI TRAT

Trat è un postaccio di confine
tra Cambogia e Thainlandia
da evitarsi accuratamente
ma accade talvolta arrivando da Est
di esser costretti a dormirci una notte per fuggire
subito l’indomani col van delle 9.30 per Bangkok.
Giusto il tempo per un frettoloso mediocre american BF
prima di affrontare le sei impegnative ore di viaggio
con ributtanti pirateschi tagliagole.

Una ragazza flessuosa reca il vassoio con caffè,
succo, sausage, uova con bacon
guarnite sul bordo di due trasparenti fettine
di cetriolo ritagliate in forma di vispa farfalla.
Questo particolare superfluo e gentile
mi ha messo nonostante tutto di buon umore
[la mattina io e Sgarbi stiamo malissimo
e di solito siamo intrattabili].

La cameriera è giovane
davvero di  bel portamento
con grandi occhi a mandorla
scuri delicati birbi un po’ stanchi
belle gambe lunghe abbronzate
(siamo in riva al Golfo del Siam),
quando è tornata le ho detto:
grazie per la sua farfalla.

Sorridente e subito seria
ha trovato opportuno chiarirmi
che l’ideatore della farfalla era il cuoco.
Andandomene l’ho intravisto dallo sportello:
un moretto snello
sculettante
con vistosi orecchini.

                                                       
Trat, 16 marzo 2007

· [da: Luciano Troisio, STRAWBERRY- STOP, LietoColle, Faloppio 2010: pagg.78-79] ·



¨

 L’irriducibile oggetto a del poeta
e la Farfalla di Trat

Poiché a è irriducibile, è un resto, una pisdionca e non c’è alcun modo di operare con esso, e, guarda te, non è assimilabile alla funzione del significante, un po’ come il poeta nel celebre angolo di Saigon mi sono sentito come perduto, e allo stesso tempo ho provato a chiedere: “è qui nell’angolo di Phan Ngu Lao che si colloca l’angoscia?”
E poi: “Se l’angoscia è termine intermedio tra il godimento e il desiderio, una volta superata l’angoscia, il desiderio è nell’angolo di Phan Ngu Lao che è fondato sul tempo dell’angoscia?”
Nella poesia di Luciano Troisio, che non è tanto fatta con lo spostamento quanto con la condensazione, più vero e più reale è l’odor di femmina, che è per questo che c’è tutto quello spostamento, perché “la donna fugge veramente quando capita che si senta veramente l’oggetto al centro di un desiderio”[i] che Lacan designa come (-φ) e che fa il suo buco nel reale, tanto che lo psicanalista francese s’incazzò per la negatività in Hegel (l’uomo fa il suo buco nel reale) e nel bel mezzo di quel seminario se ne uscì così: “(…) io dico qualcos’altro, e cioè che il buco [nella donna] comincia nel suo basso ventre, perlomeno se vogliamo risalire alla fonte di quanto costituisce in lui lo statuto del desiderio”[ii].
Verità, per quanto fallica, che, anni dopo, trovò un’assertrice convinta in Marguerite Duras.
Lo spostamento attiene al meridiano, che, se vogliamo, è lì che di giorno in giorno sorvola e fa i passaggi all’ora giusta l’oggetto a, che si dà come resto e in L’amore ai tempi del Pc  può essere benissimo che passi con le gambe delle donne australiane, quando, invece, in Strawberry-stop, era la Farfalla di Trat: “Una ragazza flessuosa reca il vassoio con caffè, / succo, sausage, uova con il bacon / guarnite sul bordo di due trasparenti fettine / di cetriolo ritagliate in forma di vispa farfalla”[iii], che passava al meridiano del Poeta.
Che, poi, Trat sia “un postaccio di confine / tra Cambogia e Thainlandia / da evitarsi accuratamente / ma accade talvolta arrivando da Est / di essere costretti a dormirci una notte per fuggire / subito l’indomani col van delle 9.30 per Bangkok”, è la conferma che il fantasma è $ in un certo rapporto di opposizione con a, $ è in linea con il desiderio, ed è circoscritto alla Umwelt dove l’oggetto a passa in quel momento al meridiano, che, per tirar giù tutta questa angoscia, ha sulla stessa linea A barrato.
Insomma, il poeta è quello che non è e dove viene meno (-φ) con la vispa farfalla fatta di cetriolo[iv], e per la cameriera dal bel portamento (-φ) è quello che non ha, tant’è vero che “Sorridente e subito seria / ha trovato opportuno chiarirmi / che l’ideatore della farfalla era il cuoco”, che non vuol dire che anche lei non abbia visto nella farfalla l’omaggio del desiderio, il membro perduto di Osiride, che, come ci ricorda Lacan, è questo l’oggetto della ricerca e della custodia della donna[v].
[da : V.S. Gaudio, La poesia U Uang - Lü dell’Unico Asintoto , © 2011 ]



[i] Jacques Lacan, La donna, più vera e più reale, in: Idem, Il seminario, Libro X, ed. cit.: pag. 209.
[ii] Ivi: pag. 199.
[iii] Luciano Troisio, Strawberry-stop, LietoColle, Faloppio 2010: pag. 78.
[iv] Che fa un tutt’uno con la particolare irresolutezza del flâneur di cui riferisce Walter Benjamin: “Come l’attesa sembra lo stato proprio del contemplatore impassibile, così il dubbio sembra quello del flâneur. In un’elegia di Schiller si dice: «L’ala incerta della farfalla». Ciò indica quella stessa interdipendenza di slancio e sentimento di dubbio che è così caratteristica nell’ebbrezza dell’hashish” (W.B., Il Flâneur, in: Idem, Parigi, Capitale del XIX secolo, trad. it. Einaudi, Torino 1983: pag. 555).
 In un’elegia di Troisio si dice: “La farfalla di Trat”. Ciò indica quella interdipendenza di pregnanza e ambiguità che nella situazione di un frettoloso mediocre american BF intessono il dubbio sulla farfalla così caratteristica dell’ebbrezza di “due trasparenti fettine di cetriolo ritagliate a forma di vispa farfalla” (L.T., La farfalla di Trat, in: Idem, Strawberry-stop, ed. cit.: pag. 78).
[v] Cfr. Jacques Lacan, Una faccenda da maschi, in: Idem, Sem. cit.: pag. 217.