I poeti, quelli che...l'arcobaleno. E i Malifrusculi

Seconda Legge dello schema verbale “pisciare” dei poeti.
Ci sono due tipi di poeti: quelli che pisciano nel water e quelli che pisciano sul sectile marmoreo l’arcobaleno.

Corollari e pisciate.
  1. Ed eravamo negli anni della prossemica tattile ad Ercolano e a Pompei.
  2. E dell’eroe ebbro nel cubicolo col suo vino sulla cenere.
  3. Ad ogni modo,la parete non aveva fondo pompeiano e  c’era l’epitelio pavimentoso della casa a graticcio.
  4. Un poeta  potrebbe essere un Pan che scopre la Ninfa dormente, e rincorrere l’Anfitrite per le insulae senza che debba avere  “La Stampa” sotto braccio a Torino dopo mezzanotte in Piazza Castello .
  5. L’inverno si gelava quando si usciva dal cubicolo.
  6. L’angustia della coltivazione lararia si annullava nell’angolo tutta.
  7. Per i decumani poeti siffatti portano con sé la fame tra il 1929 e il 32.
  8. Non è poi vero che pisciando sul sectile marmoreo anche oggi esca l’arcobaleno.
  9. La casa del tramezzo di legno laddove il patrizio steso su tutta l’insula, almeno fino al passaggio a livello, lasciava spazio all’artigiano per un cubicolo con pavimento musivo.
  10.  Il matto, l’interdetto, il cazzo, il poeta ci davano luce, non è come adesso che per fare luce devi pagare la Rai a Torino e stai al mare tra Sibari e Metaponto, una corporeità rinchiusa senza Freud accanto.

 La Seconda legge dello schema verbale "Pisciare" è articolata da:
Che eroe ebbro nel cubicolo(14 settembre '73) e Le case di correzione(18 settembre '73) de La 22^ Rivoluzione solare di V.S.Gaudio (Milano 1974): pagg.98-99.
Adesso, pare che si possa pensare ai Malifrusculi di cui riferisce Mario Grasso citando Guastella e Pitré, che sono invisibili all’uomo, ma esercitano sopra di lui un fascino ebro e irresistibile, che lo eccita al peccato nelle ore che corrono dall’una alle tre pomeridiane d’estate. Mario Grasso  ricorda anche le Ninfe di Giosué Carducci e Pan l’eterno e bonaccione, che, ce lo vedete, con La Stampa sottobraccio, di cui alla 4, non dico a Torino ma nel bosco del Pantano di Villapiana, di ritorno dall’edicola stagionale, quella estiva, come il poeta quando andava a prendere il giornale il venerdì o il martedì, poi, con dentro il suo test della settimana? Facciamo un corollario 11 e 12 per “Nt’u filu d’u manzijornu t’ha’ vardari/ i mali frusculi sunu pedi-pedi /si ti chiamunu tu non ti vutari/ chiuditi intra preja e jetta sali”: Nel cuore dell’ora della mezza giornata devi riguardarti/i diavoli sono in giro/se ti chiamano tu non ti girare/chiuditi in casa e spargi all’esterno del sale [Mario Grasso, Nuzza ‘mbriaca, Prova d’Autore, Catania 2017: pag.37]?

11. Un poeta, con La Stampa sotto braccio, attraversa il bosco del Torinese nel pantano a mezzogiorno, d’improvviso si ferma come se dovesse orinare a ridosso di un eucaliptus, si sente chiamare dalla Ninfa che si è svegliata e …che piscia a fare qui se non c’è il sectile marmoreo?
12. Il poeta allunga il passo, non si gira, che cazzo vuole ‘sta zoccola, arriva a casa, non apre nemmeno il giornale, piglia il sale grosso, riapre la porta, anzi ritorna sul sentiero del bosco e sparge sale e piscia e vicino al cancello del torinese vede la Ninfa che si fotte  quattro Malifrusculi.